Fino a 2000 anni fa il Sole transitava in questa costellazione il giorno dell’equinozio di primavera.
Probabilmente furono gli Egizi a creare l’immagine celeste dell’asterismo in onore del dio Amon Ra. La forma geroglifica del segno zodiacale simboleggia la testa dell’ariete, l’organo maschile e i due rudimenti vegetali che scaturiscono dal seme. Questo segno rappresenta il primo movimento della vita, l’impulso creatore, lo sprigionarsi di forze brute. Perciò il tipo dell’Ariete è tendenzialmente intrepido, impulsivo, dalla subitanea ispirazione. Il suo impeto talvolta si trasforma in imprudenza, sicché è incline a esporsi a pericoli e incidenti. Tali tendenze possono essere corrette dall’ascendente e dall’influenza di altri pianeti. E’ come un sole bambino, irrequieto e in perenne movimento: ama le imprese nuove, i progetti grandiosi, eccelle nell’inedito. Vitale, non si lascia dominare. L’Ariete degenerato incarna la violenza distruttiva e le tresche maliziose. Questo segno che forma il trigono di Fuoco assieme a Sagittario e Leone influenza la testa, l’emisfero cerebrale, le arterie del cervello, il cranio, le ossa della faccia, i denti, la ghiandola pineale e il nervo ottico. L’ariete è domicilio notturno di Marte. Il pianeta simboleggia la passione, l’energia realizzatrice e virile che tende alla conquista di uno scopo, ma anche l’impulsività distruttrice, bruta, sadica, l’odio e la guerra.
Nella mitologia
Il mito dell’Ariete si ricollega alla storia di Giasone e del vello d’oro e narra la vicenda di Teofane-figlia di Bisalte, re della Tracia-che fu mutata in pecora. Teofane generò un ariete dal vello d’oro. L’ariete attraversò l’Ellesponto volando verso la Colchide portando salvi in groppa due ragazzi: Frisso ed Elle, figli di Atamante, che volevano fuggire dalla matrigna Ino che li voleva morti. Purtroppo Elle addormentatasi perse la presa del vello e cadde annegando nel mare che da lei prese il nome di Ellesponto. L’ariete venne poi sacrificato da Frisso a Zeus; il suo vello fu appeso ad una quercia sacra ad Ares in Colchide e vigilato da un terribile drago. Giasone, figlio del re Esone, partì per la lontana Colchide dove voleva recuperare il manto dorato per donarlo a Pelia, re di Iolco. Solo così Giasone avrebbe ereditato il regno che Pelia aveva usurpato al fratello. Giasone così si imbarcò sulla nave Argo con 50 uomini, i famosi Argonauti, per compiere l’impresa. Dopo tante avventure, che lo resero vittorioso con l’aiuto di Medea, Giasone riuscì a sconfiggere perfino i guerrieri nati dai denti del drago, che alla fine addormentò, tornando a Iolco con il sudato vello. Al mito negativo è collegata la storia di Medusa figlia di Forco e Ceto; Medusa e le due sorelle Euriale e Steno erano conosciute come le Gorgoni. Medusa era bella ma mortale, al contrario delle sue sorelle. Poseidone la rapì sotto forma di uccello facendola sua nel tempio dedicato ad Atena; la dea offesa trasformò la fanciulla in un orrido mostro dai capelli serpentiformi (gli impulsi e le idee che caratterizzano l’ariete possono diventare cattive come serpi) e lo sguardo pietrificante.
Nella Bibbia Abramo vede un ariete impigliato in un cespuglio, lo va a prendere e lo offre come olocausto al posto del figlio Isacco, risparmiato da Dio. Infine l’ariete è la raffigurazione di Cristo che si immola per salvare l’umanità peccatrice.
Le pietre adatte all’Ariete sono di colore rosso (pietre di Marte). Il rubino stimola la forza vitale, il fuoco interiore, l’amore e la passione. La sua energia si amplifica al Sole di agosto. Giova alla memoria e all’intuizione e predispone ad una maggiore fiducia nelle proprie capacità. Altra pietra adatta all’Ariete è lo spinello rosso che favorirebbe la serenità se portato sulla mano destra (per l’uomo) o sinistra (per la donna). Da un punto di vista terapeutico attenua i problemi della pelle. Rubino e cristallo di rocca smorzano il carattere focoso dettato da Marte. L’essenza astrale dell’Ariete è la lavanda. Per la prima decade l’assenzio, per la seconda il basilico, per la terza il pepe.
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